Il territorio circostante l’azienda, era suddiviso in appezzamenti di terra diversificati tra di loro per nome: (piccola curiosità: vi era un confine ben stabilito chiamato “la lotta di Turrisi” poiché vi era il confine tra il Barone Turrisi e il Duca De Spucches.)
Il casale attuale area ristoro, è locato nel “chian u’ trappitazz” chiamato così per via della presenza di un frantoio intorno agli anni ‘50\’60.
Con l’arrivo di un nuovo proprietario terriero il frantoio fu distrutto e la pietra fu riciclata per la costruzione di una stalla. Il trasporto del materiale (sabbia di fiume e cemento proveniente dalle case di Gliastro) furono trasportati da due asini, i quali insieme agli operai e al proprietario terriero lavoravano notte e giorno fino alla riuscita dei lavori.
Il casale, intorno agli anni 50-60, ha ospitato 60 operai di Gioiosa Marea addetti alla raccolta delle olive del territorio.
La zona camper/tende “chian u’ piraniu” è chiamata così per via della presenza di molti alberi di pere.
Sul posto vi era la presenza del pagliaio, un segno di mondo, quello dei pastori; si tratta di un caratteristico mucchio di paglia impilata attorno ad un palo centrale a formare un cono. Faticosamente sopravvissuto nelle montagne del territorio madonita. Suggerisce al visitatore immagini di un passato non molto remoto, oggi quasi dimenticato.
Non molto oltre la zona camper/tende “u chian a napiruddra” chiamato così perché, ancora oggi, è presente una vasta vegetazione di napordi.
Nella zona di Marcatogliastro sono presenti alcune capre selvatiche perché intorno agli anni '60 il territorio dell’Agricampeggio Gole di Tiberio era stato dato in affitto ad un signore di San Mauro Castelverde per il pascolo delle capre. Purtroppo o per fortuna alcune di queste capre scapparono e da quel momento si riprodussero in cattività, avendo ancora oggi la loro presenza nel territorio.
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All’interno del Parco delle Madonie, nello specifico nella zona di Marcatogliastro, ritroviamo un vasto assortimento di flora, tra cui: fichi d’India, viperina stellata, ginestra di Gasparrini, cardo miveo, Asparagus acutifolius (caratterizzato dalle foglie particolarmente pungenti), napordi (da cui si ricavano i cosiddetti “napruddri”, simili ai cardi ma più dolci), sparzio spinoso (Calitome spinoso, tipico arbusto spinoso noto come ”Alastru” con fiorellini giallastri, isolati o riuniti in gruppi; i quali danno un impatto acromatico abbellendo ampie zone della collina), Cistus Salvifolius (“risedda” si presenta con un aspetto cespuglioso. I fiori hanno l'aspetto di roselline di colore bianco con sfumature gialle, alla cui base nasce spontaneamente il fungo “risedda” simile al porcino nero), Hypericum perforatum (Iperico o Erba di San Giovanni, è una pianta officinale perenne semisempreverde appartenente alla famiglia delle Clusiaceae (Guttiferae) e al genere Hypericum. Fa parte della medicina tradizionale per via delle sue proprietà fitoterapeutiche, in particolare quelle antidepressive e antivirali. Le origini del suo uso come erba medicinale sono molto antiche e se ne trova traccia negli scritti di molti secoli fa), Ulivi secolari i quali caratterizzano il territorio circostante dell’Agricampeggio Gole di Tiberio, Aglio orsino (Allium ursinum, è una pianta bulbosa, erbacea, perenne, eretta non molto alta, con fiori bianchi e foglie larghe, delicate e setose, dall'odore pungente di aglio. Appartiene alla famiglia delle Liliaceae), Papaver rhoeas (comunemente noto come papavero comune o rosolaccio), Malva (è una pianta appartenente alla famiglia delle Malvaceae. Il nome deriva dal latino malva significa molle, perché dai tempi più antichi se ne conoscono le proprietà emollienti), Acanthus (è un genere di piante della famiglia delle Acanthaceae, originario delle regioni mediterranee.) Ipomoea (è un genere delle Convolvulaceae che comprende circa 500 specie note col nome vernacolo di campanelle), Vicia (conosciuta come “Veccia” è una pianta appartenente alla famiglia delle Fabaceae), Echium plantagineum (La viperina piantaginea è una pianta erbacea annuale della famiglia delle Boraginaceae), Colchico (falso zafferano, velenoso ma riconoscibile), Zafferanone selvatico (Carthamus Ianatus ), Crisantemo campestre (Glebionis segetum), Melo, Pero, Ciliegio, Pioppo, Quercia, Sughero, Limone, Arancio.
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Per quanto riguarda la fauna, troviamo: volpe (vulpes vulpes), donnola (mustela nivalis) detta “piddrotta”, riccio o porcospino (erinaceus europaeus), lepre e coniglio selvatico, maialino nero (sus domesticus) o cinghiomaiale (si tratta di un animale che può raggiungere notevoli dimensioni, un ibrido spontaneo tra la cinghialessa selvatica e il maiale), tartarughe di terra, biacco nero “scursuni nivuru”, vipera (si distingue dagli altri serpenti per via della testa triangolare e possiede un colore grigio con i rombi neri), “tira ciautu” conosciuto come Gongilo o Tiro, (Chalcides ocellatus, è un piccolo sauro appartenente alla famiglia degli Scincidi, si tratta di un animale selvatico, alla vista sembrerebbe un serpente ma con le zampe), Rane verdi, Geco (conosciuta anche come “lucertola libbrusa”) Rospi, Pernice, Aquila reale, Grifone, Falco, Airone, Civetta, Gufo, Barbagianni, Gruccione, Cardellino, Pettirosso, Passero, Picchio, Saturnia del Pero, Saturnia pyri (saturnia del pero o pavonia maggiore, deve il suo nome comune al fatto che i bruchi si nutrono principalmente di foglie di pero, ma anche di melo, albicocco, noce, pioppo, ciliegio), Macroglossa (“lapunieddu i sant’antoniu” si tratta di una farfalla del genere Sfingidi che, secondo la tradizione popolare, è fioriera di buone notizie), Anguilla, Biscia, Granchi di fiume (specie abbastanza protetta in via di estinzione).
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Le Gole di Tiberio sono la rappresentazione naturale di un piccolo canyon, chiamato “miriculu” in dialetto castelbuonese (antica parola locale col significato di "ombelico" , rappresenta il punto in cui si incontrano le due rocce). Nella parte iniziale, alcune rocce sembrano prendere sembianze antropomorfe, soprattutto in riferimento alla tradizione orale che narra della presenza del "mostro" (il guardiano del luogo imprigionato da spiriti malvagi) si narra ci fosse un passaggio segreto per i briganti, i quali avevano nascosto un tesoro leggendario. Le Gole devono il nome all’imperatore Tiberio, si narra che lì fosse presente una villa romana dedicata all’imperatore, egli fu imperatore romano appartenente alla dinastia giulio-claudia, il secondo di quest’ultima.
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